Collemaggio non e’ per tutti: io, mamma con problemi motori, conto meno delle autorita’

Collemaggio non e’ per tutti: io, mamma con problemi motori, conto meno delle autorita’

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L’AQUILA. Una vera e propria disavventura, quella raccontata da una lettrice ad AbruzzoWeb, con problemi motori, che ha inviato una lettera per raccontare quello che le è capitato, in occasione del concerto “Omaggio all’Aquila, città della Perdonanza celestiniana”, dell’orchestra del conservatorio aquilano, dove sua figlia studia, che si è svolto lo scorso 19 febbraio nella basilica appena restaurata di Collemaggio.

Un tema quello dell’accessibilità e dell’abbattimento delle barriere architettoniche, che in una città in ricostruzione come L’Aquila, poteva essere un’occasione di discussione e riflessione, per costruire una città nuova, universale e fruibile a tutti, ma come dimostra questa storia, non sempre le cose belle, sono quelle più semplici.

LA LETTERA COMPLETA

L’avventura di un povero Cristiano.

Sono la mamma di una ragazza che frequenta il conservatorio dell’Aquila; il giorno 19 febbraio era in programma uno splendido concerto, “Omaggio all’Aquila, città della Perdonanza celestiniana”, dell’orchestra degli allievi del Casella conservatorio insieme con la banda dell’arma dei Carabinieri, presso la basilica di Collemaggio. Quale migliore occasione per me, che da tempo non riuscivo a seguire mia figlia nei suoi concerti, per problemi legati alla mia patologia: tanto, mi sono detta, ho difficoltà solo a camminare, le autorità avranno previsto un passaggio per persone con difficoltà.

Al massimo dell’organizzazione familiare partiamo. Telefona mia figlia dicendo: “Non venite più, qui non ci sono più posti”. Ma come, non era tutto organizzato? Guardo mio marito, deluso più di me. Scopro che tutti banchi sono stati prenotati dalle autorità, che le sedie messe dopo i banchi si stanno riempiendo. Andiamo ugualmente, portiamo una sedia, non mi negheranno di metterla. Arriviamo dalla parte posteriore della chiesa, pensando di salire da lì, dove si trova il canile, ci fermano i carabinieri: spiego la situazione, mi dicono che il passaggio è riservato alle autorità, chiedo di parlare con il responsabile, assolutamente no è la risposta. Rassegnati, ci dirigiamo verso l’ingresso principale, ingorgo, e intanto si era fatta l’ora di inizio del concerto. Arrivati finalmente vicino alle scalette di fianco alla chiesa dico a mio marito: “Io vado, tu parcheggia dove puoi e io, piano piano, mi appoggio e scendo da sola, il massimo che mi può capitare è che mi schia nto, qualche autorità mi raccoglierà”.

Arrivo dopo mille vicissitudini, senza l’aiuto di nessuna autorità. All’ingresso della chiesa le trovo, finalmente, le autorità, che mi guardano con aria perplessa. Mentre spiego la situazione, metto un piede per scendere e mi ricordo le parole di Massimo Prosperococco, il quale tempo fa aveva avuto difficoltà ad entrare perché, semplicemente, non era stato previsto, dalle autorità ecclesiastiche e della sovrintendenza, il superamento delle barriere architettoniche (in questo caso le scale) nel restauro appena terminato. Visto che nell’ambito della cerimonia, giustamente, c’è stata una profusione di ringraziamenti, vorrei farne qualcuno anch’io, senza polemiche, in pace, come predicava il buon Celestino: d’altronde stiamo a casa sua.

Grazie alle autorità che avevano così ben organizzato il tutto da non aver pensato che, magari, qualche povero cristiano aveva bisogno di un percorso facilitato per arrivare alla chiesa. Un particolare ringraziamento al Comune che se ne doveva occupare nello specifico; però va anche detto che i partecipanti al concerto hanno devoluto il gettone di presenza della serata ad un’associazione che si occupa di persone con problemi. Mi sono chiesta: chissà se si sono resi conto.

Grazie al corpo dei carabinieri per l’aiuto che mi hanno dato al termine del concerto, per risalire le scale, trovandomi nella stessa difficoltà dell’arrivo: parlando, ho raccontato le vicissitudini della serata a chi mi stava in quel momento aiutando; lui, con aria affabile e serafica da vecchio amante dell’arma, mi ha detto: “Signora, è una regola di vita, per uno che manca” (si riferiva al carabiniere giovane che non aveva voluto in nessun modo farmi entrare dall’ingresso delle autorità) “c’è qualcuno che pareggia”.

Grazie ai proprietari della chiesa, o a chi per essi, che non hanno ancora pensato di facilitare l’ingresso nella chiesa, nonostante le varie segnalazioni. Grazie al direttore del conservatorio, che partecipando con un’orchestra formata da decine di elementi aveva prenotato solo sei posti.

Grazie a mia figlia, che ci fa vivere delle bellissime emozioni.

Fonte: Abruzzo Web

19/03/2018