I diritti delle persone con disabilità psichica, intellettiva o relazionale

I diritti delle persone con disabilità psichica, intellettiva o relazionale

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Non esiste solo la disabilità fisica. La gran parte delle persone con disabilità, hanno una disabilità psichica, intellettiva o relazionale, ma non godono di visibilità perché non occupano sale consiliari, né s’incatenano con proteste eclatanti. Non ci interessa delegittimare le battaglie che fanno altre Associazioni di persone con disabilità, ma la Regione Toscana deve tenere presente che ci sono decine di migliaia di famiglie che si prendono cura di persone con disabilità che non hanno voce e per questo deve destinare risorse adeguate a politiche di sostegno a questo tipo di disabilità.

Da questo punto di vista, come DIPOI (Coordinamento Toscano delle Associazioni per il Durante e Dopo di Noi), sollecitiamo da tempo la nostra Regione a dare seguito agli indirizzi assunti su “progetto di vita”, “budget di salute” e “percorsi di vita in autonomia”.

Il recente periodo di lockdown, inoltre, ha peggiorato drasticamente le condizioni di vita delle persone con disabilità psichica, intellettiva e relazionale, e dei loro familiari, che sono stufi di continuare a rimanere confinati nelle loro case ad aspettare l’intervento delle Istituzioni, che in questa fase di emergenza stanno mostrando tutti i loro limiti organizzativi. Non è infatti più tollerabile che le strutture semiresidenziali non possano essere utilizzate a diversi mesi dalla fine del lockdown, e per questo chiediamo che vengano riaperte tutte immediatamente.

Anche gran parte dei progetti della Legge 112/16 sul “Dopo di Noi” sono bloccati da mesi per questioni organizzative dei capofila pubblici dei progetti, come Società della Salute, Zone Distretto ecc. Anche qui chiediamo quindi la loro ripresa immediata.

Le attività dei nostri ragazzi e ragazze con disabilità, inoltre, devono essere inquadrate in un “progetto di vita” che privilegi il consolidamento delle abilità acquisite nel corso del tempo, garantendo la qualità della vita stessa e abbattendo i costi sociali. Un modus operandi che dovrebbe sostenersi sulla definizione di un “budget di salute”, individuato da un’équipe multidisciplinare territoriale e usato come base di partenza, per poi successivamente essere adeguato sulla base di una periodica valutazione degli esiti.

Siamo veramente indignati nel constatare che la sperimentazione promossa in alcuni territori sul budget di salute applicato alla Legge 112 non abbia ancora portato a una valutazione complessiva dei progetti. Al solito si lancia il sasso e si tira indietro la mano!

Se presto non cambieranno le cose, nostro malgrado, saremo costretti ad organizzare manifestazioni plateali come l’occupazione, per sbloccare questa situazione di stallo e ottenere le necessarie risorse. E non saremo in pochi. Questo è sicuro.

Fonte: Superando.it

14/09/2020