La sindrome della capanna

La sindrome della capanna

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Il Collegio Ufficiale Psicologi di Madrid ha lanciato l’allarme sulla “sindrome della capanna”. È la paura di uscire dopo il lockdown. Ne soffrono un milione di italiani

La sindrome della capanna è una sensazione mista di paura e di insicurezza, di tristezza e ansia per il cambiamento causato dal lockdown.

A soffrirne sono circa un milione di italiani. A lanciare l’allarme è stato nelle scorse settimane il Collegio Ufficiale di Psicologi di Madrid. Un team di ricercatori spagnoli aveva segnalato che a soffrire di questo disturbo ci sono più persone di quante si possa immaginare in tutto il mondo.

La sindrome della capanna implica la voglia di voler rimanere a casa dove ci si sente al sicuro e lontani da qualsiasi minaccia esterna. Non è vero e proprio disturbo mentale. È associata normalmente ad un periodo lungo di clausura come quello che abbiamo vissuto a causa di questa emergenza pandemica. Precedentemente all’emergenza Coronavirus si riscontrava maggiormente nelle popolazioni delle regioni del Nord America costrette a rimanere chiuse in casa a causa degli inverni tropo rigidi. Queste popolazioni all’arrivo della primavera facevano fatica ad uscire perché depresse e ansiose.

Per alcuni aspetti questa sindrome assomiglia all’agorafobia, ossia la paura degli spazi all’aperto ed estesi come piazze che implicano la presenza di tanti gruppi di persona. Mentre quest’ultima è una vera e propria fobia invece la sindrome della capanna col tempo tende a scomparire. Solitamente in un paio di settimane, il tempo necessario per il soggetto di riabituarsi alla routine. I soggetti a rischio sono indistintamente sia uomini che donne. Solitamente sono persone fragili, ansiose e depresse. Sono quelle che fanno fatica ad abituarsi alle novità e tendono così ad assumere un atteggiamento difensivo nei confronti del mondo esterno e delle persone.

Per uscire da questa situazione e quindi contrastare questo disturbo, gli psicologi consigliano di allenarsi al cambiamento e alle novità ogni giorno. Bisogna abituare il nostro cervello alle novità anche solo scegliendo un libro diverso da quelli che si suole solitamente leggere, cambiare un’abitudine consolidata da tempo. Inoltre bisogna imparare a cambiare punto di vista cercando di eliminare i pensieri catastrofici con altri più razionali che ci aiutino a trovare una maniera per convivere con il virus.

Il consiglio dei psicologi è fare spazio ai pensieri positivi che ci aiuteranno ad affrontare meglio quello che succede, soprattutto ricordandoci che non siamo soli ad affrontare questo periodo delicato. Rimanere chiusi in casa potrebbe solo contribuire a ingigantire le nostre paure e portarci a problemi peggiori in seguito come quello dell’agorafobia. Bisogna riabituarsi al mondo esterno gradualmente, naturalmente seguendo le precauzioni dettate dal Governo. Ogni piccolo passo quotidiano sarà essenziale per verificare che il mondo non è sempre una minaccia.

Fonte:ilgiornale.it

13/05/2020